Palazzo delle muse: Giuseppe Poggi

Giuseppe Poggi, indirizzato dal padre alla carriera di Ingegnere Architetto, dal 1828 si forma presso lo studio dell’architetto Bartolomeo Silvestri e frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Dopo una iniziale brevissima attività come “perito ingegnere” a partire dal 1839 si dedica definitivamente alla professione di architetto, ottenendo il diploma nel 1843, a seguito di una naturale inclinazione “ai lavori architettonici”, in questi stessi anni compie viaggi di formazione tra Parigi e Londra, che come afferma lo stesso Poggi: “produssero l’effetto di accrescere le cognizioni col vedere opere insigni antiche e moderne, di allargare le mie idee, e di portarmi a studiare i diversi stili architettonici”. Nel 1848 partecipa alla Guerra di Indipendenza come Ufficiale del Corpo del Genio Provvisorio Toscano a Curtatone, dove combatte a fianco dell’amico Giuseppe Barellai.
Rientrato dalla guerra si dedica fervidamente alla propria professione, divenendo il progettista di celebri residenze fiorentine, ma soprattutto sarà incaricato nel 1864 di redigere il Piano per l’Ingrandimento di Firenze e il Piano Regolatore di Ampliamento dei Nuovi Quartieri. Ricordato soprattutto come “l’artefice della grandiosa impresa di ampliamento e ingrandimento di Firenze Capitale” e per la creazione dei grandi viali di circonvallazione, Poggi fu precursore di un’urbanistica fortemente moderna. L’edificio di Viareggio doveva essere tra quelli illustrati nel III volume dei Disegni di Fabbriche dello stesso Poggi, che però non fu mai edito. Tra il 1880 e il 1882, nel limitato numero di 90 copie erano stati pubblicati infatti i due volumi dei Disegni di Fabbriche eseguite per commissione di particolari, a cui doveva seguire un terzo volume per illustrare tra le altre prestigiose occasioni, l’episodio dell’Ospizio Marino di Viareggio. La severa sobrietà della struttura ideata tra il 1856 ed il 1861, grandiosa nella semplicità di una composizione dai caratteri pacati, abbraccia la tradizione dell’architettura ottocentesca toscana.
Poggi stesso negli scritti ha riconosciuto quel debito contratto negli anni della formazione nei confronti del severo Classicismo della Restaurazione e soprattutto della «Scuola Toscana», cui da giovane aveva desunto un personale repertorio linguistico. L’artista individua così un linguaggio costruttivo ideale che coniuga le forme architettoniche di Bramante alle istanze della scuola romano-veneta di Baldassarre Peruzzi e di Antonio da Sangallo il Giovane, per giungere agli stilemi del palladianesimo.
La composizione ritmica della facciata scandita dai tredici assi delle aperture, ripetute su tre livelli appena segnati nel prospetto da una leggera cornice al primo piano, è interrotta solo dal corpo aggettante del terrazzo impostato sul bugnato liscio del portale. La perfetta simmetria dell’edificio connotato da una forte spinta orizzontale, e la compattezza dei volumi sono amplificati nella pura geometria delle forme.
Uno dei motivi predominanti della produzione poggiana del resto fu proprio quello del giardino e del verde, secondo una convinzione profonda dell’architetto fiorentino circa l’importanza della loro fruibilità e godibilità scenografica, come qualche anno più tardi (1887) scriverà nei suoi Ricordi: «I pregi di una grande città non si misurano dalla maggiore agglomerazione e continuazione dei fabbricati, ma dalla alternazione di questi con piazzali, giardini e parterri, i quali conferiscono alla città stessa il triplice vantaggio di rendere buone le condizioni igieniche, di provvedere ogni quartiere di luoghi di diporto e trattenimento per le respettive famiglie, di procurare alla città prospettive ridenti spesso con vantaggio delle condizioni estetiche degli edifizi importanti».
Sarà proprio questo il principio informatore di tutta la sua urbanistica, che lo porterà poi a definire un modello di città-giardino, in cui l’uso del verde quale elemento unificatore è direttamente ispirato al Ring viennese, ai boulevards haussmanniani ed al sistema londinese di Regent’s Park, S. James Park e Hyde Park.
Durante i ripetuti soggiorni in Inghilterra il Poggi aveva potuto avvicinarsi a una cultura del giardino che gli era particolarmente congeniale, quella della reciproca integrazione tra verde e residenze, la stessa che sembra sottendere alla sistemazione panoramica dello spazio aperto contiguo all’Ospizio Marino di Viareggio.
Il tema dei manufatti ospedalieri e degli edifici di cura lo avevano interessato sin dal periodo giovanile di “formazione toscana”, quando aveva portato a termine una serie di planimetrie per un Ospedale Militare di foggia pocciantesca, che insieme ad altri schizzi di edifici pubblici andavano a creare una città ideale. Altra occasione per occuparsi della progettazione di edifici ospedalieri era stata concessa a Giuseppe Poggi nel 1949, quando con l’architetto Cesare Lazzarini è convocato dal Governo Toscano per presiedere la Commissione per il riordinamento degli Ospedali e degli Ospizi della città di Lucca.
L’intervento poggiano concretizzatosi in una serie di disegni per i “Reali Ospedali di Lucca” e in una Relazione (22 dicembre 1849), anticipa alcune delle soluzioni poi adottate nell’Ospizio Marino.
Nel 1884 Poggi sarà nuovamente chiamato a partecipare al “Riordinamento degli Spedali della città di Firenze e segnatamente di quello di S.M. Nuova”, e nel redigere a tale scopo una “Relazione per la Deputazione Provinciale di Firenze” dimostrerà ancora una volta la lungimiranza della sua visione, sottolineando la necessità di erigere “un nuovo ospedale modello in località più sana e lontana dal centro abitato”.