VARRAUD SANTINI

GAMC immagine opera Ritratto di uomo con cappello, 1920-25 Olio su cartone, cm.100x70
Ritratto di uomo con cappello, 1920-25 Olio su cartone, cm.100×70

Divenuta proprietà del comune di Viareggio con atto di acquisto del 14 novembre 1979 per un valore totale di 220.000.000 milioni di lire dell’epoca.

Costituita fra il 1919 circa e il 1930-32 da Jean Varraud e da sua moglie Giuseppina Santini, è ancora oggi la più importante collezione di opere di Lorenzo Viani costituita da un privato.

Il nucleo acquistato dal Comune si compone di quadri, acquerelli, disegni in varie tecniche per un totale di 50 pezzi che documentano le varie fasi della ricerca artistica del Maestro Viareggino: dalle prime opere ispirate alla Darsena viareggina, alle figure di diseredati sia della città di origine sia di Parigi, fino agli scolaretti e alle ultime visioni ancora del rione dove nacque.

Le opere furono riunite dai Varraud a Villa dei Fiori a Bagni di Lucca dove sono rimaste fino al 1978, anno in cui gli eredi le hanno messe in vendita insieme alla villa e agli arredi.
Una collezione di raro valore scientifico, come sottolineò Ida Cardellini Signorini nel 1979 quando in occasione dell’acquisto da parte del Comune di Viareggio la raccolta venne presentata alla città, proprio per l’interesse filologico che ha ispirato Varraud negli acquisti.

Approfondimenti

Jean Varraud (1873 -1926)

GAMC immagine Jean Varraud (1873 -1926)
Jean Varraud (1873 -1926)

Jean Varraud nasce a Lione il 18 agosto 1873, i suoi genitori sono imprenditori che dall’industria del tannino. Si laurea in legge e si inserisce nell’azienda familiare decidendo di svilupparne l’attività impiantando un nuovo stabilimento per la produzione dell’acido tannico lontano dalle industrie concorrenti. La Garfagnana con i suoi boschi di acacia e castagno la cui corteccia fornisce, nella classe dei tannini, una qualità particolarmente efficace dell’acido, si rivelò terra ideale per questa sua iniziativa anche grazie alla ricchezza idrica, condizione indispensabile per questo tipo di industria, e l’esistenza di una manodopera ancora contadina.
Tra il 1908 e il 1910 Bagni di Lucca vide sorgere il primo stabilimento per la produzione del tannino per mano dell’imprenditore francese e del suo socio, l’ingegnere livornese Vincenzo Pellegrini.
L’industria diede un notevole impulso economico alla zona che vide, fra l’altro, la costruzione di una teleferica di 120 km per il trasporto dei tronchi
“ C’è ancora chi lo ricorda fisicamente, di corporatura robusta, cordiale, affabile e pur non avendo mai preso familiarità con la lingua aveva partecipato con interesse e altruismo alla vita del paese. Per il suo sviluppo e per diffonderne la fama di luogo terapeutico, nutriva infatti grandi progetti come l’incremento alberghiero e la realizzazione di servizi pubblici. Anche una sorgente termale, da lui captata, gli fu dedicata chiamandola con il suo nome. Una circostanza decisiva per legare l’imprenditore a quella terra fu il matrimonio con una lucchese anch’essa di ceto benestante, apparteneva alla famiglia dei Santini, detti della Polla in quanto possedevano una sorgente a Vodottavo a loro intitolata”. (Matteucci, p.16)
Jean Varraud muore l’11 gennaio 1926.

GAMC immagine opera Olio su cartone, cm.40x50
Olio su cartone, cm.40×50

Non si può stabilire con certezza quando avvenne il primo incontro fra Viani e il suo mecenate, si devono invece a fatti concernenti la moglie le due date che ipotizziamo come arco di tempo in cui si è costituita la raccolta: un ritratto fatto dall’artista nel 1919 a Giuseppina Santini e la presenza in collezione del Barcone del 1930-32 probabilmente acquistato da lei, vedova dal 1926, alla personale dell’artista allestita alla Galleria Belforte di Livorno.

Di sicuro c’è che il 1919 è una data importante, di svolta, nella biografia di Viani, il suo matrimonio con Giulia Giorgetti indica un cambiamento non indifferente nella sua vita, e l’incontro con Vararud contribuisce significativamente alla necessità di stabilità anche economica che sembra essere desiderata e cercata dal pittore. Nello stesso tempo alla fine degli anni Venti Viani era ormai giunto ad una piena maturità artistica che lo fece individuare a Varraud come un sicuro protagonista nell’arte del ‘900.

GAMC immagine opera Girovaghi, 1907-8 China e acquerello su carta, cm.47x36
Girovaghi, 1907-8 China e acquerello su carta, cm.47×36

Gli sporadici soggiorni di Viani in Garfagnana e a Bagni di Lucca sono documentati invece come particolarmente intensi dal 1923 al 1926, anni in cui probabilmente si costituisce il nucleo più consistente della raccolta. In quegli anni infatti, sebbene Viani sin dal 1923 sia tornato a stabilirsi a Viareggio, frequenta per cure termali Bagni di Lucca e Pescia.“Il ruolo che a mano a mano il Francese andava assumendo, come nuovo proselita interessato all’attività del Viareggino, si chiarisce in un tipo di approccio che non ricalca i modelli del parvenu facile agli entusiasmi e subito disposto a rinnegarli per altre futili infatuazioni dettate dalle mode; in lui vediamo l’archetipo del mecenate-filologo, per il quale interessarsi dell’opera di un artista equivale ad adottare le intemperanze umorali e le scelte ideologiche, fino a sposarne il pensiero. La consuetudine invalsa avrebbe voluto che le scelte fossero orientate sulla produzione dell’ultim’ora (…) al contrario Jean Varraud si comporta come uno storico interessato a conoscere le fonti di una verità acquisita e ne indaga le profondità sino a riscoprirne l’origine (…). Così egli recupera La Darsena e Strada Viareggina, in cui la quiete di un mondo vissuto nell’infanzia si spoglia dell’eredità postmacchiaiola, per l’entusiasmo di esprimersi secondo una propria identità. Varraud scopre i primi aspetti del contestatore sociale, la sua denuncia della condizione dei ceti plebei ed emarginati nell’illustrazione del 1907 dedicata ai Girovaghi per il libro di Luigi Campolonghi La Zattera: pretesto per esprimere un grido di ribellione al conformismo, ma che nella sostanza possiamo vedere come l’anticipazione di un aspetto cosmopolita della sua opera, nonché come un esercizio di cromatismi e di fasci di linee carichi di tensione. La vicenda parigina degli anni 1908-9-11, vera e propria Odissea vissuta nella comunità artistica della Ruche, (…) vive ormai nella memoria del pittore come una bohème di un passato remoto. Ma la sensibilità e l’intuito del perspicace lionese sa riesumare i documenti più toccanti, grondanti di partecipazione sofferta costituiti da opere come Famiglia di poveri, Viandante con sacco sulle spalle, Pescatori di sciabica, Giovane dalla sigaretta e Sulla Senna. (…)

GAMC immagine opera Famiglia di poveri, 1909, Olio su cartone, cm. 97x68
Famiglia di poveri, 1909 Olio su cartone, cm. 97×68

Infine, la riscoperta dei cosiddetti Carcerati, un telero che, nei passaggi di colori tenui e impalpabili, ha la leggerezza di una sinopia (…) [Infine] il collezionista aggiunge le prove di un’evoluzione che, se non muta nei contenuti anarcoidi e di polemica sociale, si rivela nei cambiamenti di un tenore espressivo dalle multiformi sfaccetature. Un caso è costituito dagli scolaretti, un filone suggerito al pittore dalla frequentazione, a Montecatini, della scolaresca che seguiva le lezioni della moglie, Varraud ne riunisce in tutto dieci”. (Matteucci, p.19-20)

GAMC immagine opera Lorenzo Viani, Benedizione dei morti del mare, 1914-1916, Olio su tela, cm.192x394
Lorenzo Viani, Benedizione dei morti del mare, 1914-1916 Olio su tela, cm.192×394 Firmato e datato in basso a destra Acquistato nel 1925 dal Comune di Viareggio per lire 12.000 Premiato alla Biennale di Venezia del 1922
Le vecchie donne dei pescatori aspettano da tante ore sui poggi aspri di pagliole recitando il rosario: nere sul fondo del mare cinereo sembrano vecchie polene spalmate di pece, relitti di un grande naufragio…(Lorenzo Viani, 1934)

“ Io sono nato nella Darsena vecchia in Viareggio…”, scrive Lorenzo Viani ne “Il figlio del pastore”.
“ Viareggio è una striscia di terra fra il Tirreno e le Apuane dove capita di vedere, solo girando lo sguardo, la neve sui monti e le scaglie di sole sul mare; la Darsena allora era una striscia di terra fra un canale e una pineta, tre strade e una lunga spiaggia che spariva lontano fino alle foci del Serchio, un deserto odoroso di camucioli. Vista dal mare appariva avvolta fra i pini e le vele.
La particolare conformazione fisica di Viareggio può apparire per certi aspetti soffocante, costretta fra due immensità: il mare che tende all’orizzonte infinito e le montagne che si ergono verso il cielo infinito. Forse è proprio per forzarne i limiti che i viareggini sono divenuti navigatori e produttori di bastimenti che hanno fatto storia, pensati e costruiti nei piazzali lungo il Burlamacca nella Darsena vecchia.
La Darsena era un quartiere povero di capitani di lungo corso, cucitori di vele, costruttori di navi, maestri d’ascia, calafati, pescatori, gente che aveva nelle proprie mani l’unica ricchezza e nel mare la fonte quotidiana della vita e della morte. Era il luogo dove anonimi fabbri fondevano nel ferro ‘grottesche’ per gli ormeggi, emblema di un atteggiamento che nel dare valore e bellezza anche alle cose più umili e quotidiane, attribuiva dignità e valore al lavoro e agli uomini che le avrebbero usate.(…)
In Darsena c’erano le bettole, luoghi dove ad un certo punto della notte le coscienze e la vista cominciavano ad ondeggiare; un bicchiere dopo l’altro si andava al di là del limite che ognuno degli esseri umani seduti a quei tavoli aveva posto alla propria esistenza, se era un marinaio la linea di confine dell’orizzonte oppure quella della propria fame, se era uno sbandato la linea di confine delle proprie visioni, se era un artista quella oltre la quale sarebbe salito un gradino più in alto nella ricerca della vera natura delle cose.
In Darsena si poteva incontrare un campionario di esperienze umane che rendeva impossibile costruire dei dogmi, delle convenzioni, non a caso Viani dipinse e scrisse di ubriachi, di vageri e di gente di mare, uomini impossibilitati a configurare la propria esistenza dentro categorie precise. La Darsena era un microcosmo che permetteva di arrivare a comprendere l’essenza della vita: attraverso quei personaggi che pescavano e navigavano, che costruivano le proprie barche e cucivano le proprie vele, che aspettavano, Viani maturò una concezione dell’esistenza che portò sempre con sé, quale termine di paragone, nei suoi soggiorni a Parigi come nelle letture filosofiche, scientifiche, letterarie. Viani viaggiò e lesse cercando conferme di quello che con i suoi stessi occhi aveva visto, sentito e compassionato.
La Darsena è il luogo dei suoi quadri, spazio fisico e mentale. Le grandi vele colorate oppure il beige della spiaggia solcato appena da una striscina celeste di mare sono la quinta costante, il fondale dove Viani colloca la gran parte dei suoi modelli ritratti.(…)
Oggi la Darsena è un luogo di terra e di acqua dove le architetture del lavoro convivono con quelle delle abitazioni e il Libeccio non è più il rumore della sciagura. Allora tutto era completamente diverso; le donne erano educate al coraggio e la pezzuola che imparavano a portare in testa era il simbolo della loro tragica condizione, alle donne il destino riservava la condanna dell’attesa, agli uomini quella della paura. Gli uomini e le donne rischiavano tutti e due la propria vita e ambedue la perdevano solo che il dramma delle donne era più atroce perché esser continuavano a camminare e a respirare mentre i loro uomini in fondo al mare avevano comunque sia concluso la battaglia. Viani non poté ignorare quello che i suoi occhi vedevano, non poté far finta di non sapere che i ragazzini con i quali giocava in mezzo alla strada erano orfani probabili e che le loro madri rischiavano da un giorno all’altro di chiudersi in un dolore al quale nulla avrebbe potuto porre rimedio. Questa consapevolezza truce, drammatica e insistente divenne l’assillo della sua arte: dare forma, espressione, narrazione al dolore senza rimedio, ad una miseria senza riscatto, a vite vissute all’ombra di un destino segnato e inesorabile”. (Serafini)

Bibliografia

Giuliano Matteucci Paola Paccagnini (a cura di), La collezione Varraud, Massarosa (LU), 1994)

Autori

Viani Lorenzo