Non si può stabilire con certezza quando avvenne il primo incontro fra Viani e il suo mecenate, si devono invece a fatti concernenti la moglie le due date che ipotizziamo come arco di tempo in cui si è costituita la raccolta: un ritratto fatto dall’artista nel 1919 a Giuseppina Santini e la presenza in collezione del Barcone del 1930-32 probabilmente acquistato da lei, vedova dal 1926, alla personale dell’artista allestita alla Galleria Belforte di Livorno.
Di sicuro c’è che il 1919 è una data importante, di svolta, nella biografia di Viani, il suo matrimonio con Giulia Giorgetti indica un cambiamento non indifferente nella sua vita, e l’incontro con Vararud contribuisce significativamente alla necessità di stabilità anche economica che sembra essere desiderata e cercata dal pittore. Nello stesso tempo alla fine degli anni Venti Viani era ormai giunto ad una piena maturità artistica che lo fece individuare a Varraud come un sicuro protagonista nell’arte del ‘900.
Gli sporadici soggiorni di Viani in Garfagnana e a Bagni di Lucca sono documentati invece come particolarmente intensi dal 1923 al 1926, anni in cui probabilmente si costituisce il nucleo più consistente della raccolta. In quegli anni infatti, sebbene Viani sin dal 1923 sia tornato a stabilirsi a Viareggio, frequenta per cure termali Bagni di Lucca e Pescia.“Il ruolo che a mano a mano il Francese andava assumendo, come nuovo proselita interessato all’attività del Viareggino, si chiarisce in un tipo di approccio che non ricalca i modelli del parvenu facile agli entusiasmi e subito disposto a rinnegarli per altre futili infatuazioni dettate dalle mode; in lui vediamo l’archetipo del mecenate-filologo, per il quale interessarsi dell’opera di un artista equivale ad adottare le intemperanze umorali e le scelte ideologiche, fino a sposarne il pensiero. La consuetudine invalsa avrebbe voluto che le scelte fossero orientate sulla produzione dell’ultim’ora (…) al contrario Jean Varraud si comporta come uno storico interessato a conoscere le fonti di una verità acquisita e ne indaga le profondità sino a riscoprirne l’origine (…). Così egli recupera La Darsena e Strada Viareggina, in cui la quiete di un mondo vissuto nell’infanzia si spoglia dell’eredità postmacchiaiola, per l’entusiasmo di esprimersi secondo una propria identità. Varraud scopre i primi aspetti del contestatore sociale, la sua denuncia della condizione dei ceti plebei ed emarginati nell’illustrazione del 1907 dedicata ai Girovaghi per il libro di Luigi Campolonghi La Zattera: pretesto per esprimere un grido di ribellione al conformismo, ma che nella sostanza possiamo vedere come l’anticipazione di un aspetto cosmopolita della sua opera, nonché come un esercizio di cromatismi e di fasci di linee carichi di tensione. La vicenda parigina degli anni 1908-9-11, vera e propria Odissea vissuta nella comunità artistica della Ruche, (…) vive ormai nella memoria del pittore come una bohème di un passato remoto. Ma la sensibilità e l’intuito del perspicace lionese sa riesumare i documenti più toccanti, grondanti di partecipazione sofferta costituiti da opere come Famiglia di poveri, Viandante con sacco sulle spalle, Pescatori di sciabica, Giovane dalla sigaretta e Sulla Senna. (…)
Infine, la riscoperta dei cosiddetti Carcerati, un telero che, nei passaggi di colori tenui e impalpabili, ha la leggerezza di una sinopia (…) [Infine] il collezionista aggiunge le prove di un’evoluzione che, se non muta nei contenuti anarcoidi e di polemica sociale, si rivela nei cambiamenti di un tenore espressivo dalle multiformi sfaccetature. Un caso è costituito dagli scolaretti, un filone suggerito al pittore dalla frequentazione, a Montecatini, della scolaresca che seguiva le lezioni della moglie, Varraud ne riunisce in tutto dieci”. (Matteucci, p.19-20)
Collezione: VARRAUD SANTINI
Bibliografia
Giuliano Matteucci Paola Paccagnini (a cura di), La collezione Varraud, Massarosa (LU), 1994)