Capogrossi Giuseppe

Album Marlborough nr.1

GAMC - Galleria di Arte Moderna - Opera : Album Marlborough nr.1 - autore: Capogrossi Giuseppe , immagine
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AUTORE

Capogrossi Giuseppe

COLLEZIONE

PIERACCINI

MISURE

16 X 35

ANNO

1968

TIPOLOGIA

Grafica

MATERIA E TECNICA

impressione a secco

NOTE

Serie di sei incsioni raccolte in un contenitore di plexiglass. Tiratura: 80 esemplari in numeri arabi e 12 in numeri romani. In collezione l”esemplare nr. 26/80. Su ogni esemplare in basso a matita: 26/80 Capogrossi

SCHEDA CRITICO

GIUSEPPE CAPOGROSSI

Roma, 1900 – 1972

Nasce a Roma il 7 marzo del 1900. Laureato in Giurisprudenza, si È sempre dedicato alla pittura.

Nel 1923 frequenta la Libera scuola di nudo di Felice Carena, in quel tempo tra le piÙ accreditate di Roma. Tra il 1927 e il 1933 compie ripetuti soggiorni a Parigi dove elabora una pittura figurativa e tonale che si ricollega a fonti classiche italiane. Dagli inizi degli anni Quaranta avvia una trasformazione della sua ricerca pittorica: il colore si accende nelle gamme dei rossi, viola e arancio, e la pennellata si anima. Con il graduale abbandono della figurazione, dopo un breve periodo di esperienze di carattere neocubista (1947-1949), approda piÙ che quarantenne a un rigoroso e personale astrattismo caratterizzato da un’unica forma-segno che, coniugandosi in infinite variazioni, arriva a costruire lo spazio del quadro. Espone le opere della sua nuova maniera in una famosa mostra nel 1950 alla Galleria del Secolo di Roma, poi alla Galleria “Il Milione” di Milano ed alla Galleria del Cavallino di Venezia. Quel segno sarà la sua fortuna e lo renderà noto in tutto il mondo. Una forma arcaica, forse retaggio di qualche antico segno cinese, una forchetta o un tridente, Capogrossi lascia libera interpretazione ad ognuno di noi. Per l’artista questo segno ricorrente non ha alcun significato simbolico, È soltanto l’elemento base, il modulo personale ed originalissimo di espressione. Il segno non contiene alcun concetto, rappresenta solo se stesso. Capogrossi moltiplica, allinea, ingigantisce la sua formula grafica spaziale, la ripete all’infinito, ma ogni volta le dona un ritmo diverso. È come se ci trovassimo sempre di fronte ad un alfabeto primitivo, ad un linguaggio arcaico che non riusciamo a decifrare. La difficoltà della sua arte non risiede infatti nella creazione di un segno, ma nella sua efficacia.Nella lunga carriera artistica ottiene numerosi premi e riconoscimenti. Il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferisce la medaglia d’oro per meriti culturali. Muore a Roma il 9 ottobre del 1972.

Veronica Rinieri

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