l’inizio del secondo decennio del secolo, intanto, l’attività di Viani s’intensifica e si differenzia, tendendo ad assumere sempre maggiore carattere pubblico. Al mestiere di pittore e alle mostre che si moltiplicano, personali e collettive, di medio e alto livello come la Biennale veneziana del ’14 e le Secessioni romane del ’13, ’14 e ’15, va ad aggiungersi il lavoro del giornalista, dell’ animatore culturale, del politico.
Per Viani sono gli anni decisivi. Invitato dall’amico socialista Luigi Salvatori, entra come collaboratore nella redazione del settimanale “Versilia” edito a Seravezza; dopo l’esordio nel 1906 sul “Libeccio” per la Mostra del Sempione, ha così modo di cimentarsi con qualche impegno e maggiore continuità nella critica d’arte.
Contro l’immagine ormai canonizzata, tuttavia, l’uomo Viani non è più il ‘negro della Guinea‘ dei tempi di Lucca e di Parigi, che ‘ruggisce‘ e ‘bestemmia‘ e ‘urla‘ (Viani, 1913). Parla, invece, e scrive speditamente, ha un’ identità sociale ormai collaudata e un ambito di relazioni in cui entrano amicizie vecchie e nuove. Tra gli altri, Enrico Pea, Giosuè Borsi, Alceste De Ambris, Giuseppe Ungaretti, Vico Fiaschi, Moses Levy, Spartaco Carlini e Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, il poeta ligureapuano conosciuto anni prima ma col quale stabilisce ora un rapporto privilegiato, condizionante le sue scelte artistiche e ideologiche. Nomi che ad eccezione del Borsi si ritrovano tutti, ciascuno con la sua propria ‘dignità‘, nel Manipolo d’Apua, ‘compagnia varia di poeti, scrittori e pittori‘ (Viani,1931) in cui Viani è per l’appunto con Ceccardo ‘magna pars’, e fenomeno singolarissimo di sopravvivenza di un mito quello dell’ ‘Apua mater’ che saldando arte e vita resisterà fino alle soglie della guerra.
Quanto poi al suo impegno propriamente politico, anch’esso conosce ora il momento della massima affermazione. L’esperienza e le lunghe traversie ne hanno mutato gradualmente il carattere, smor­zando gli spiriti eversivi a favore di una socialità più ampia e di una più matura coscienza organizzativa. Per esso, Viani si inserisce attivamente nelle battaglie sindacali che i gruppi anarchici, socialisti e repubblicani combattono a fianco dei lavoratori di tutta la Versilia e la sua presenza è documentata in un’infinità di scioperi, comizi e manifestazioni di protesta.
Per tale impegno, ancora, intraprende il suo terzo viaggio parigino brevissimo, questa volta, dal dicembre ’11 al gennaio ’12 che ha lo scopo di concertare insieme al De Ambris un’efficace azione di propaganda contro l’impresa libica. Ne seguirà, con la conoscenza di Amilcare Cipriani e Octave Mirbeau, la pubblicazione dell’album antimilitarista alla gloria della guerra! (1912), illustrato da dieci disegni in cui la passione politica di Viani recupera i toni più cupi e atroci, accogliendo prestiti dal simbolismo funebre di von Stuck, di Wiertz e della Kollwitz.
Tutto ciò naturalmente, non resta senza conseguenze per la pittura: ‘Chiuso nel mio studio della Camera del Lavoro di Viareggio, contornato da bandiere nere, vermiglie ed eroiche, giuravo a me solo sulla mia volontà indomabile sola o Minosse fiorentino che quanti avevano lasciato sui sassi della strada o sulle spine della siepe un brandello della loro carne, o nell’ officina un fiore della loro giovinezza, o nel carcere il soffio di un vasto affetto umano, dovevano aver la loro gloria in una ferma visione di comune dolore e di comune terrore‘ (Viani, 1919).
La vocazione politica a questo punto s’identifica toutcourt con quella artistica, radicalizzando le scelte tematiche di Viani.
Anche la deformazione, l’arma consueta della rivolta e della protesta, rientra ora nella ricerca di un equilibrio superiore, di un’ arte intesa come ‘armonia di errori’. ‘Rigettare, attraverso un’ opera lenta e paziente di epurazione, tutto quello che di declamatorio esisteva nell’ arte ridurre alla sintesi definitiva ogni sensazione provataallontanarsi da quello che è apparenza esteriore per dare la profonda realtà degli uomini e delle cose deformare per armonizzare decomporre per ricostruire‘ (Viani, 1915) ecco il nuovo credo vianesco alla data 1915″. (Paccagnini)
Autore: Viani Lorenzo
Bibliografia
Lorenzo Viani, L'Ordine dell'Apua e il suo «Generale», in Corr. sera, 27 gennaio 1931
Lorenzo Viani, La mia arte. (Dalla Vai di Nievole, il 30 maggio 1919), in Ardita, Roma, 15 settembre 1919
Lorenzo Viani, Lettera autobiografica (1913), in Giornale di bordo, Firenze, luglio 1968, p..482.
Lorenzo Viani, Note d'arte. (L'arte è armonia di errori), in Versilia, Seravezza, 1 maggio 1915
Paola Paccagnini, Cronaca di opere e giorni, in Matteucci Giuliano, Paccagnini Paola (a cura di), La collezione Varraud, Viareggio 1994