Lavoratori del porto e partenza del marinaio
AUTORE
COLLEZIONE
MISURE
396 X 188
ANNO
1935
TIPOLOGIA
Pittura
MATERIA E TECNICA
tempera su tela
NOTE
firmato e datato in basso a destra
SCHEDA CRITICO
Lavoratori del marmo in Versilia e Lavoratori del porto e partenza del marinaio, vengono commissionati a Lorenzo Viani nel 1934, dal Ministero delle Comunicazioni Ferrovie dello Stato, per decorare la sala d’aspetto di prima classe della Stazione ferroviaria di Viareggio.
La realizzazione della nuova struttura, inaugurata il 13 giugno 1936, progettata dall’architetto Roberto Narducci, funzionario del Ministero delle Comunicazioni, corrisponde alla volontà del regime di dotare Viareggio di un edificio monumentale con l’obiettivo principale di restituire agli ospiti in arrivo la vocazione della città balneare come capoluogo della Versilia, connessa storicamente al mare e all’estrazione del marmo.
Testimonianza del forte legame con la terra d’origine Viani nei due grandi dipinti celebra il mondo del lavoro versiliese come egli stesso descrive all’amico Plinio Nomellini: “Dopo un anno e piÙ che non toccavo i colori in 19 giorni mi sono intrippato otto metri per due di tela: cave, bovi, cavatori, portatrici di pane, trabaccolari, marinai, donne di Darsena e ragazzi e la Darsena tutto al vero, a grandezza del vero, sul tono e sullo stile dei dipinti che avevo a Venezia 4 anni fa. I dipinti sono per la nuova stazione di Viareggio che si inaugurerà il 21 aprile prossimo”¦” (lettera a Nomellini 16 aprile 1936, in Cardellini Signorini, doc. 137, p. 374).
Le due grandi tele, che costituiscono la realizzazione di uno degli incarichi piÙ importanti conferiti al Maestro, sono immediatamente precedenti l’ultima opera di Viani, gli affreschi al Collegio “IV Novembre” degli orfani del mare a Castel Fusano a Lido di Ostia.
L’impaginazione prospettica che Viani conferisce all’opera Lavoratori del marmo in Versilia corrisponde al legame antichissimo che gli uomini e le donne della costa hanno con il mondo del lavoro fatto di fatica, di vita e di morte. Raggiunta ormai l’estrema maturità della sua produzione artistica – muore il 2 novembre del 1936 – la struttura compositiva adottata dall’artista viareggino riflette l’abbandono della rappresentazione della umanità tragica a vantaggio di una visione pittorica celebrativa.
Una precisa sequenza narrativa riproduce gli aspri e modulati profili delle Apuane sullo sfondo, mentre in primo piano, in una luce quieta pervasa di riverente sacralità, viene glorificato il lavoro del cavatore, dei buoi e il ruolo non secondario della donna con bambino raffigurata come un’icona. La semplicità della narrazione È resa dall’adozione di un disegno improntato sulla sinteticità e sull’impiego ad ampie campiture di colore che rimandano, nella rappresentazione delle Apuane, alla lezione cubista intrapresa dall’artista nell’opera I volumi del Monte Costa (1920/1921).